Seguici su
Cerca

Lo Stemma di Todi

Ultima modifica 5 dicembre 2018

“Di rosso, all’aquila di argento col volo abbassato, le ali caricate da due aquilotti di nero, entrambi con la testa a destra, essa aquila coronata con corona all’antica di argento di cinque punte visibili, afferrante con gli artigli il bastone scorciato, posto in fascia, di nero, col drappo di argento panneggiato sul bastone, convesso verso la punta, con le estremità ricadenti in palo, bastone e drappo attraversanti la coda dell’aquila. Ornamenti esteriori da Città.” D..R. 19 settembre 1994

Il più antico stemma di Todi conosciuto è in pietra scolpita nell’anno 1267, come si vede nell’iscrizione che lo accompagna sopra la porta del palazzo del Popolo. Qui l’aquila tiene fra gli artigli un drappo: ma in un altro stemma a colori del 1340 l’aquila non stringe nulla, e nemmeno in un altro del 1347; mentre un’aquila di bronzo (opera di Giovanni di Gigliuccio del 1339) la quale si vede ancora sulla facciata del palazzo della Pretura, ha il drappo.
Sul tardi, ossia nei primi anni del duecento, sulle ali dell’aquila furono aggiunti due aquilotti neri volti l’uno verso l’altro per significare Terni ed Amelia che avevano in protezione. Il capo dell’aquila è indifferentemente volto di fronte o a destra.

La leggenda della costruzione di Todi narra che, mentre stavano costruendo la città in pianura, un’aquila avesse tolto la tovaglia dalla mensa apprestata dai nuovi coloni e venisse a posarla sulla vetta del colle di Todi, quasi a indicare che lassù doveva sorgere il nuovo centro abitato. lnfatti, il più alto dei rioni di Todi è chiamato tuttora Nidola. E se si pone mente che questa divisione delle città in rioni nominati esisteva nel secolo XI, se ne potrà dedurre che al sorgere del comune già la leggenda viveva, se non tale e quale, almeno simile, e quindi può benissimo essersi foggiato su di essa o stemma nostro. Noto da ultimo che l’aquila è nella maggiore delle nostre antichissime monete umbre, cioè nell’asse, e che un’aquila posata su uno scettro e pure scolpita in una delle metope dell’antico foro (oggi mercataccio) volgarmente detto tempio di Marte.

Il padre Reginaldo Boarini, in un ms. di memorie tuderti, e il Leonj nella sua opera inedita su S. Maria della Consolazione, accennano che lo stemma tuderte fosse niente altro che l’insegna dell’antica colonia mandata a Todi da Ottaviano; ma dai tempi di Mario tutte le legioni romane ebbero l’aquila per insegna, mentre dapprima avevano differenti animali, quindi non potevano i tuderti sceglierla come speciale distintivo. Concludendo; Lo stemma si foggiò sulla leggenda di un’aquila augurale; questa leggenda in origine non parlava affatto di tovaglie rapite; (i nostri coloni non ne usavano di certo) il bendone che talvolta viene retto dall’aquila fra gli artigli, è la bandiera; ma il popolino in seguito interpretò questo segno araldico come un complemento della leggenda. (di Getulio Ceci - Jacopino da Todi )